Non sono ancora sufficienti le evidenze sulla vertebro e cifoplastica per raccomandarne l’uso nella pratica clinica quotidiana. Lo ribadisce nuovamente la task force della società americana ASBMR in questo secondo report su uno degli argomenti più dibattuti tra chi gestisce i pazienti con osteoporosi ed in particolare con fratture vertebrali.
Circa un terzo dei pazienti che vanno incontro a fratture vertebrali presenta un dolore acuto e/o cronico che influenza negativamente la qualità di vita. Le procedure di cifoplastica e vertebroplastica sono comunemente utilizzate nella pratica clinica in queste situazioni tuttavia la comunità scientifica si è spesso interrogata sulla reale efficacia e sicurezza di queste procedure.
Merito di questo report è anche quello di aver valutato l’efficacia di altri interventi non farmacologici comunemente utilizzati quali corsetti ed esercizio fisico.
Da sottolineare infine come pur non essendo un obiettivo specifico del documento, gli esperti ricordino come sia essenziale in questi pazienti avviare un trattamento anti-osteoporotico efficace per ridurre realmente il rischio di frattura.
Nello specifico, dopo una revisione accurata della letteratura, la task force ha risposto ai quesiti predefiniti come in seguito riportato:
- Quale è l’efficacia della vertebroplastica percutanea nel migliorare il dolore, la funzione fisica e la qualità di vita?
Forza della raccomandazione: forte
La vertebroplastica non determina benefici significativi rispetto al placebo o alla procedura simulata nemmeno in relazione alla durata del dolore
Commento degli autori: la forza della raccomandazione è forte in quanto si basa su 5 studi RCT che sono stati pubblicati negli ultimi anni verso procedura simulata come placebo con un follow-up fino a 2 anni.
- Quale è l’efficacia della cifoplastica nel migliorare il dolore, la funzione fisica e la qualità di vita?
Forza della raccomandazione: debole.
La cifoplastica determina un piccolo beneficio clinico rispetto al trattamento non chirurgico, alla vertebroplastica, allo stenting vertebrale o alla KIVA.
Commento degli autori: c’è un solo studio randomizzato ma rispetto al trattamento non chirurgico mentre non vi è alcun dato pubblicato rispetto ad una procedura simulata. Questo rappresenta un limite nella valutazione dei risultati in quanto la presenza in un braccio di un trattamento chirurgico e dall’altro no può essere un bias consistente nella stima dell’effetto sul dolore.
- Ci sono pericoli sottoponendosi a vertebroplastica, compreso il rischio di nuove fratture vertebrali?
Forza della raccomandazione: moderata.
Non è chiaro se la vertebroplastica aumenti il rischio di nuove fratture o di fratture radiografiche o di altri eventi avversi seri.
Commento degli autori: la procedura della vertebroplastica può associarsi a eventi avversi quali la fuoriuscita del cemento, le reazioni vagali e l’insufficienza respiratoria. Uno degli aspetti più dibattuti è se possa inoltre accompagnarsi ad un incremento del rischio di frattura delle vertebre adiacenti a quella trattata. Uno dei limiti per definire tale rischio è il fatto che negli studi randomizzati si sono verificati troppi pochi eventi per poter raggiungere una potenza statistica adeguata.
- Ci sono pericoli sottoponendosi a cifoplastica, compreso il rischio di nuove fratture vertebrali?
Forza della raccomandazione: debole.
Non è chiaro se la cifoplastica aumenti il rischio di nuove fratture o di fratture radiografiche o di altri eventi avversi seri.
Commento degli autori: come già detto sono pochi gli studi controllati sulla citoplastica e questo determina in maniera ancora più evidente rispetto alla vertebroplastica l’impossibilità di stilare un giudizio univoco
- Quale è la sicurezza e l’efficacia degli altri trattamenti non farmacologici, come ad esempio l’uso del busto, dopo una frattura vertebrale?
Forza della raccomandazione: debole
L’uso dell’ortesi può migliorare la sintomatologia dolorosa, la resistenza della colonna, la cifosi, il volume polmonare e la qualità di vita a 6 mesi.
Commento degli autori: gli studi sull’uso delle ortesi sono pochi e con molti limiti metodologici. In primis non è possibile fare uno studio in cieco. Inoltre molti studi hanno un follow-up breve (massimo 6 mesi) Infine l’eterogeneità delle popolazioni coinvolte (frattura recente e non, una singola frattura o fratture multiple), tipi di ortesi differenti e misura degli outcomes non omogenea, non consente un giudizio univoco. Servirebbero pertanto ulteriori studi ben condotti per definire il tipo di ortesi da applicare, le modalità e i tempi di applicazione
- Quale è la sicurezza e l’efficacia dell’esercizio fisico dopo una frattura vertebrale?
Forza della raccomandazione: moderata.
L’esercizio fisico può migliorare la mobilità, ridurre il dolore e la paura di cadere. Non è possibile stabilire se l’esercizio sia in grado di migliorare l’equilibrio, la forza degli estensori, ridurre le cadute e non determini rischi
Commento degli autori: in maniera analoga a quanto riportato nel punto sopra sarebbero necessari studi disegnati ad hoc per chiarire il tipo di esercizio più adatto ai soggetti con fratture vertebrali, la frequenza e l’intensità dello stesso
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