I bisfosfonati sono i farmaci più usati nella terapia dell’osteoporosi, con dimostrata efficacia nel ridurre il rischio di frattura dopo 3-5 anni di trattamento. I vari bisfosfonati differiscono in termini di capacità di legame con i cristalli di idrossiapatite e di potere antiriassorbitivo.
La particolare farmacocinetica di questa classe di farmaci e la loro persistenza nell’osso anche dopo la sospensione della terapia, ha suggerito la possibilità di considerare una “finestra terapeutica” nel trattamento delle pazienti a basso rischio di frattura.
In letteratura sono riportati numerosi studi sull’effetto della sospensione del trattamento con bisfosfonati. La sospensione del trattamento si associa ad un aumento dei markers di turnover osseo (BTMs) e ad una riduzione della massa ossea (BMD), senza tuttavia un ritorno ai livelli pre-trattamento. Black e collaboratori hanno dimostrato un aumento del rischio di fratture vertebrali cliniche nelle donne che discontinuano la terapia con alendronato dopo 5 anni di trattamento rispetto a quelle che lo continuano per 10 anni.
Un recente lavoro randomizzato e controllato ha valutato l’effetto del trattamento con tre bisfosfonati (ibandronato, alendronato e risedronato) sull’osteoporosi postmenopausale (TRIO Study). Alla fine del trial è stato condotto uno studio osservazionale sull’effetto della sospensione della terapia con questi tre bisfosfonati sui BTMs e sulla BMD in pazienti a basso rischio di frattura (T-score femorale >-2,5). E’ stato dimostrato che, dopo 24 mesi dalla sospensione del trattamento, in tutti e tre i gruppi si osserva un aumento dei BTMs e una riduzione della BMD femorale, pur mantenendosi a livelli superiori rispetto a quelli pre-trattamento.
In conclusione la possibilità di una sospensione temporanea del trattamento con bisfosfonati può essere considerata, ma deve essere ponderata con attenzione.
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