E’ questo il risultato di un recente studio che ha riguardato 450 donne affette da tumore alla mammella ER+ che hanno avviato una terapia con inibitori dell’aromatasi e che sono state seguite per un periodo medio di 10 anni.
Le pazienti non dovevano presentare alcun segno di metastasi al momento dell’arruolamento.
Tutte le pazienti con bassi livelli di vitamina D sono state supplementate mentre il trattamento con bisfosfonati è stato prescritto (come previsto dalle linee guida delle principali società scientifiche vigenti al momento dell’arruolamento [gennaio 2004-gennaio 2006]) alle pazienti ad alto rischio di frattura (T-score <-2.5 alla colonna o al femore oppure frattura osteoporotica nelle sedi tipiche [vertebra, femore, polso e omero] e quadro densitometrico di osteopenia). Il bisfosfonato veniva utilizzato alla posologia per l’osteoporosi. In particolare la maggior parte delle pazienti sono state trattate con bisfosfonati orali (alendronato e risedronato) e 5 pazienti su 159 con zoledronato 5 mg/anno.
Il trattamento con bisfosfonati è risultato associato in maniera del tutto indipendente al rischio di recidiva (loco-regionale o a distanza) e di morte (sia per cause correlate al tumore che per tutte le cause). Questi risultati si confermano anche nelle subanalisi di tre sottogruppi di pazienti a prognosi peggiore: quelli con tumore >2cm, con coinvolgimento linfonodale e che hanno ricevuto una chemioterapia.
Pur essendo uno studio osservazionale e limitato alle pazienti con ER+, questo lavoro ha dei punti di forza:
-le caratteristiche della popolazione sono molto simili a quelle di coorti molto più vaste con l’eccezione che qui è stato studiato anche l’aspetto osseo
-in termini di parametri tumorali le pazienti che hanno assunto i bisfosfonati non erano differenti rispetto a quelle che non l’hanno assunto, chi ha ricevuto bisfosfonati era più anziano (63 versus 59 anni) e presentava semmai quale indice sfavorevole una minor positività per il recettore del progesterone (76.9% versus 84.8%).
-il follow-up è risultato omogeneo con visite semestrali i primi 5 anni e visite annuali negli anni successivi
Questi risultati corroborano il ruolo dei bisfosfonati non solo per la prevenzione del danno osseo indotto dai farmaci ma quali agenti adiuvanti.
A carattere aggiuntivo da sottolineare come, pur trattandosi di una popolazione di soggetti neoplastici con pregressa chemioterapia (55.8%) e radioterapia (93.1%), non sia stato osservato alcun effetto collaterale serio dovuto ai bisfosfonati e tantomeno casi di osteonecrosi della mandibola e fratture atipiche.
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