Quante delle nostre pazienti sono affette non solo da osteoporosi ma anche da osteosarcopenia?
E dovremmo trattarle allo stesso modo?
Sono queste le domande che ci poniamo dopo aver letto l’articolo pubblicato questo mese su Ann Geriatr Med Res.
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati molti lavori sull’effetto positivo di denosumab su alcuni parametri muscolari quali la forza di presa della mano o la velocità ad alzarsi dalla sedia o il test al cammino.
Questo effetto sarebbe indipendente da quanto ottenuto sulla massa ossea, non mediato dall’azione nota sulle fibre muscolari della vitamina D e legato ad una espressione del RANKL direttamente sui miociti.
Nell’articolo viene fatta una revisione sistematica dei pochi articoli (4 i full text considerati) che hanno valutato con end points specifici questa azione muscolare rispetto a placebo ma soprattutto rispetto ai bisfosfonati.
Nella metanalisi viene confermato un effetto positivo di denosumab su alcuni parametri muscolari e ne viene pertanto consigliato l’utilizzo come prima scelta nei paziente osteosarcopenici.
L’osteosarcopenia è stata documentata a seconda del setting considerato e della metodologia utilizzata in una percentuale che varia dal 5 a quasi il 40% dei soggetti che vivono in comunità e hanno più di 65 anni.
Le percentuali sono ancora più elevate se si considerano i soggetti con concomitante malattia infiammatoria.
Generalmente la sarcopenia viene diagnosticata in base alla presenza di ridotta forza muscolare associata o meno ad una ridotta performance fisica e con documentata riduzione della quantità e qualità muscolare (misurata tipicamente con DXA , impedenzometria o RMN). Non esistono ad oggi dei marcatori bioumorali specifici di osteosarcopenia anche se in un altro articolo, pubblicato sempre questo mese (Inoue T et al. Exp Gerontol. 2023 Feb;172:112047. doi: 10.1016/j.exger.2022.112047) alcuni colleghi giapponesi hanno osservato in una popolazione di circa 600 soggetti ultrasettantenni una maggiore probabilità di avere osteosarcopenia in presenza di elevati livelli di TSH e di fosfatasi alcalina ossea ed un minor rischio di svilupparla in caso di livelli più elevati di 25 OH vitamina D e potassiemia.
L’importanza di avere un giorno dei marcatori specifici e ad oggi di riconoscerla precocemente con i mezzi a nostra disposizione nei pazienti osteoporotici è che essa può contribuire a favorire il numero di cadute e di conseguenza aumentare il rischio di frattura.
Non esistono farmaci registrati o che abbiano prove di documentata efficacia nella sarcopenia.
Viene consigliato un approccio multidisciplinare i cui cardini sono l’esercizio fisico (specialmente contro resistenza) e nutrizionale. In particolare su quest’ultimo aspetto è raccomandata un’elevata assunzione di proteine, ma anche di aminoacidi essenziali, β-idrossibutirrato, vitamina D, antiossidanti e acidi grassi polinsaturi a lunga catena.
I dati pubblicati negli ultimi anni con denosumab e riassunti in parte in questa metanalisi potrebbero aprire interessanti prospettive per il trattamento di questa entità nosologica solo recentemente riconosciuta ma di forte impatto sulla qualità di vita dei nostri pazienti
Sono però necessari studi longitudinali con un numero adeguato di pazienti e con end-points specifici per poter affermare che denosumab sia veramente un trattamento farmacologico efficace per l’osteosarcopenia.
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