Lo zoledronato è un potente aminobisfosfonato con dimostrata efficacia nella riduzione del rischio di fratture osteoporotiche e nella prevenzione di eventi scheletrici nei pazienti con neoplasie disseminate.
Un recente lavoro (Reid IR, 2018) ne ha documentato l’efficacia anche in donne anziane osteopeniche. Si tratta di uno studio randomizzato, controllato, in doppio-cieco, della durata di 6 anni, condotto su 2000 donne di età uguale o superiore ai 65 anni con un quadro di osteopenia. Le pazienti sono state randomizzate al trattamento con 4 infusioni di zoledronato 5 mg o soluzione fisiologica ad intervalli di 18 mesi. Le pazienti sono state suppplementate con colecalciferolo ed è stato loro raccomandato un adeguato introito alimentare di calcio. Il farmaco si è dimostrato in grado di ridurre in maniera statisticamente significativa il rischio di fratture (vertebrali e non vertebrali) anche in questo setting di pazienti. Il lavoro ha inoltre suggerito un possibile ruolo dell’acido zoledronico nella prevenzione di eventi cardiaci, neoplastici e nella riduzione della mortalità. Nelle pazienti trattate con zoledronato si è osservata una riduzione del 35% della mortalità rispetto alle non trattate, seppur non statisticamente significativa.
Altri precedenti studi in letteratura hanno indagato i possibili effetti in termine di riduzione della mortalità degli aminobisfosfonati. Un recente studio osservazionale della durata di 15 anni ha dimostrato come i pazienti >50 anni trattati con aminobisfosfonati abbiano una riduzione del 34% della mortalità rispetto ai pazienti non trattati (Bliuc D, 2019). I meccanismi attraverso cui questi farmaci impattano sulla sopravvivenza non sono del tutto noti. Gli stessi autori in un lavoro successivo (Bliuc D, 2019) hanno dimostrato come il 39% dell’associazione tra aminobisfosfonati e mortalità sia legata alla riduzione del rate di perdita ossea.
In un recente lavoro Reid e collaboratori hanno fornito dati più dettagliati sugli eventi avversi registrati nel corso del loro precedente trial, fornendo possibili spiegazioni sui potenziali meccanismi alla base di questi effetti non scheletrici dell’acido zoledronico.
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