E’ quanto emerge da un recente lavoro pubblicato su Osteoporosis International. Storicamente le fratture associate all’osteoporosi sono state definite come fratture da fragilità (fratture da basso trauma o da trauma non efficiente). Tuttavia le linee guida della National Osteoporosis Foundation (NOF) hanno sottolineato come molte fratture nei soggetti anziani siano dovute, almeno in parte, alla bassa massa ossea, anche quando esse siano la conseguenza di traumi rilevanti.
Ad oggi non è chiaro se distinguere tra fratture da trauma importante e fratture da trauma non efficiente abbia una rilevanza clinica in termini di valutazione del rischio di frattura e scelta del trattamento. Precedenti evidenze in letteratura hanno dimostrato come fratture non vertebrali da trauma rilevante siano associate a bassi valori di densità minerale ossea (BMD) e ad aumentato rischio di successive fratture, come si osserva per le fratture da trauma non efficiente. Altri studi su farmaci antiriassorbitivi hanno documentato come il trattamento sia in grado di ridurre il rischio di fratture non-vertebrali incidenti a prescindere dall’entità del trauma.
In questo recente lavoro, Leslie e collaboratori hanno dimostrato come le fratture, indipendentemente dall’entità del trauma, si associano a ridotta BMD e ad aumentato rischio di fratture future. Si tratta di uno studio condotto su un’ampia casistica e con un follow up piuttosto lungo. Le conclusioni dello studio supportano l’opportunità di includere le fratture da trauma rilevante nella valutazione clinica del soggetto con osteoporosi al fine di stimarne in maniera adeguata il rischio fratturativo e di avviare il trattamento più appropriato.