L’osteoporosi e le malattie cardiovascolari rappresentano importanti problemi di salute pubblica, spesso associati e in progressiva crescita dato l’invecchiamento della popolazione. Il rimodellamento osseo e cardiovascolare condividono molteplici markers biologici e percorsi fisiopatologici.
Un ampio studio osservazionale danese ha dimostrato come i bisfosfonati orali siano in grado di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari nella real life. Questi dati sono in linea con quanto emerso da un recente studio randomizzato e controllato, in cui lo zoledronato si è dimostrato efficace nel ridurre il rischio di infarto del miocardio e di un outcome cardiovascolare composito (infarto del miocardio, necessità di rivascolarizzazione coronarica percutanea, stroke e morte improvvisa). Tali risultati suggeriscono un link biologico tra scheletro e sistema cardiovascolare e un possibile ruolo protettivo dei bisfosfonati in tale ambito. Un nuovo farmaco per l’osteoporosi, il romosozumab, estremamente efficace nel ridurre il rischio di frattura, è risultato associato ad un maggior rischio di eventi avversi cardiovascolari rispetto al comparator attivo (alendronato), ma non rispetto al placebo. Tale dato non è stato confermato da studi successivi e potrebbe essere ascrivibile non tanto ad un effetto diretto della molecola, quanto ad un potenziale effetto protettivo del bisfosfonato.
Studi clinici documentano che il denosumab condivide un profilo di safety sovrapponibile a quello dei bisfosfonati, tuttavia nessuno studio ha indagato specificatamente la distribuzione degli eventi avversi cardiovascolari nei pazienti trattati con denosumab versus quelli trattati con bisfosfonati o altri trattamenti incluso il placebo.
Sulla scorta di tali presupposti, Seeto e collaboratori hanno condotto una review sistematica ed una meta-analisi di studi clinici randomizzati con l’obiettivo di valutare la qualità degli eventi avversi cardiovascolari riportati e di stimare il loro rapporto nei pazienti trattati con denosumab per qualsiasi indicazione versus placebo o comparators attivi. E’ stato osservato un aumento del 46% degli eventi avversi cardiovascolari nelle donne osteoporotiche in postmenopausa trattate con denosumab rispetto al gruppo in bisfosfonati. Lo stesso dato non emergeva rispetto al gruppo in placebo, suggerendo un possibile ruolo protettivo dei bisfosfonati sul profilo cardiovascolare. Il lavoro presenta delle limitazioni e sicuramente si rendono necessari ulteriori studi per chiarire questi risultati che, tuttavia, sono di indubbio interesse.
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