L’ipovitaminosi è una condizione estremamente frequente e diffusa nella popolazione e si associa a morbidità scheletrica. Le attuali definizioni del deficit vitaminico D (carenza, insufficienza) si basano sulla concentrazione di 25-idrossivitamina D [25(OH)D].
Lavori recenti sembrano suggerire come la valutazione dello stato vitaminico D basato sulla sola concentrazione di 25(OH)D sia subottimale. Studi che indagano la relazione tra 25(OH)D e densità minerale ossea e fratture riportano risultati contrastanti. Inoltre non è chiaro se i livelli di 25-idrossivitamina D riflettano in modo adeguato l’attività del recettore vitaminico D (VDR). In aggiunta il dosaggio della 25(OH)D è influenzato dalla concentrazione delle proteine che legano la vitamina D (vitamin D binding protein) che può variare nei singoli individui e quindi non riflettere in maniera ottimale la quota di 25(OH)D biodisponibile.
Sulla scorta di queste osservazioni sono stati proposti markers alternativi. La 24,25-diidrossivitamina D [24,25(OH)2D] rappresenta il prodotto di conversione della 25(OH)D da parte dell’enzima CYP24A1. In seguito al legame e all’attivazione del VDR in risposta all’1,25(OH)2D si osserva un aumento dell’espressione del CYP24A1 e quindi un incremento del 24,25(OH)2D. Quest’ultimo riflette l’attività recettoriale mediata dall’1,25(OH)2D, ma sembra ipotizzabile anche un suo effetto biologico aggiuntivo diretto. Studi su animali da esperimento sembrano evidenziare un ruolo di stimolo della differenziazione della cellula mesenchimale in senso osteoblastico da parte della 24,25(OH)2D.
In uno studio recentemente pubblicato, gli autori valutano il possibile ruolo della 24,25(OH)2D e del rapporto tra 24,25(OH)2D e 25(OH)D (rapporto tra i metaboliti della vitamina D [VMR]) sulla salute dell’osso in soggetti anziani che vivono in comunità.
Dal lavoro emerge come basse concentrazioni di 24,25(OH)2D e di VMR siano associate ad un aumento del rischio fratturativo femorale sia negli uomini che nelle donne, mentre non si è osservata una associazione statisticamente significativa tra 25(OH)D e fratture di femore.
Questo studio osservazionale sembra suggerire che tali markers possano fornire dati aggiuntivi sull’attività recettoriale e sulla salute scheletrica rispetto alla sola 25-idrossivitamina D. Ulteriori studi si rendono necessari per approfondire il loro possibile ruolo.
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