La farmacocinetica dei farmaci, in particolare dei bisfosfonati, ha suggerito la possibilità di considerare una momentanea sospensione degli stessi, dopo 3-5 anni di trattamento. Recentemente è stato pubblicato un lavoro su Osteoporosis International in cui gli autori hanno indagato le evidenze in letteratura a supporto di tale comune pratica.
Studi pregressi avevano già dimostrato come l’interruzione del trattamento con bisfosfonati si traducesse in un aumento dei markers di turnover osseo e in una riduzione della BMD femorale dopo due anni di sospensione della terapia; di qui il suggerimento di ponderare con attenzione tale approccio.
Il lavoro di Dennison e coll. rappresenta il punto di partenza di un progetto della IOF che ha come obiettivo quello di identificare i marcatori surrogati che predicono gli outcomes dopo sospensione della terapia e mira a sviluppare un nuovo algoritmo basato sul profilo di rischio del paziente.
Dalla suddetta revisione sistematica emerge come la sospensione del trattamento con bisfosfonati e denosumab si associ spesso ad un aumento del rischio di frattura. Dati da studi randomizzati dimostrano come i più forti predittori di outcome, dopo interruzione della terapia, risultino essere l’età e la BMD al momento della sospensione. Al contrario un prolungato trattamento non si associa ad un aumento del rischio fratturativo e gli avventi avversi rimangono rari.