E’ quanto affermano Horne, Mihov e Reid in questa lettera all’editore di Calcified Tissue International riportando i dati relativi al follow-up dopo due anni di un piccolo gruppo di pazienti trattate con Zoledronato dopo la sospensione di un trattamento prima con romosozumab per un anno e poi con Denosumab per altri due.
La letteratura degli ultimi mesi ci ha restituito una serie di case report di fratture anche multiple dopo la sospensione del Denosumab. L’effetto on/off del farmaco ne costituisce del resto una delle peculiarità che ne ha favorito l’uso nella pratica clinica quotidiana. La gestione di un’eventuale sospensione del farmaco è stata largamente dibattuta negli ultimi mesi.
Per limitare la perdita di massa ossea che è dimostrato essere legata ad una rapida ripresa del turnover osseo è stato proposto l’uso dei bisfosfonati. In particolare, per la sua potenza e affinità con i cristalli di idrossiapatite, è stato utilizzato perlopiù lo zoledronato. Gli autori riportano per la prima volta le variazioni densitometriche e di turnover osseo a distanza di due anni dopo una singola somministrazione di acido zoledronico. Nel secondo anno di follow-up si è assistito ad una minima ulteriore perdita di massa ossea sia a livello trabecolare che corticale e il P1NP si è mantenuto a livelli mediamente più bassi rispetto all’anno precedente.
Il dato qui riportato è relativo a soli 9 pazienti trattati in precedenza con Denosumab per due anni e non consente quindi di definire in maniera univoca se questo effetto si verifichi anche dopo trattamenti più prolungati ed in condizioni di rischio differenti.
Rimane da definire inoltre l’intervallo di tempo dopo il quale sia preferibile eseguire l’infusione di acido zoledronico. In attesa che gli studi in corso rispondano a questi quesiti, per ora è possibile postulare solo che sarebbe meglio posticipare la somministrazione di qualche mese anziché eseguirla esattamente 6 mesi dopo l’ultima iniezione sottocute di denosumab. Si ipotizza infatti che sarebbe necessaria almeno una parziale ripresa del turnover osseo per permettere un uptake del bisfosfonato nell’osso.
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