La gestione dell’osteoporosi nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica è forse uno degli ambiti più complessi per chi si occupa di questa patologia.
Il problema è rilevante perché riguarda un elevato numero di persone (circa il 10% della popolazione generale presenta una compromissione della funzione renale tale da influire sulla componente ossea) e perché la diagnosi e soprattutto la terapia possono essere differenti a seconda dello stadio dell’insufficienza renale stessa.
In questo articolo vengono riassunte le caratteristiche fisiopatologiche, diagnostiche e terapeutiche più recenti per il corretto management dei pazienti con diverso grado di compromissione renale.
Riassumerei così le indicazioni principali fornite da questa review:
- la patogenesi dell’osteoporosi in questi pazienti è molto complessa con l’integrazione di fattori ormonali, fattori metabolici e fattori endocrini;
- alla patogenesi contribuiscono anche la patologia che ha determinato l’insufficienza renale e i farmaci utilizzati per la sua gestione (ad esempio steroidi e diuretici);
- non vi è ancora lo strumento diagnostico ideale: la DXA tende a sovrastimare il contenuto minerale (in primis per la contemporanea presenza di calcificazioni aortiche) e sottostimare il rischio di frattura di questi pazienti ma anche le altre metodiche non sono risolutive. I dati finora pubblicati ad esempio con il Trabecular Bone Score che dovrebbe indagare maggiormente la qualità dell’osso sono risultati inconclusivi: questa metodica performa meglio della semplice DXA-BMD ma non è il grado di stimare in maniera adeguata l’alto rischio di frattura di questi pazienti;
- la prevalenza di fratture vertebrali è molto elevata e andrebbe ricercata con RX colonna o morfometria DXA in tutti i pazienti che assumono glucocorticoidi, che sono stati inviati a fare una DXA o che presentano segni obiettivi di sospetto (calo si statura e cifosi);
- i markers di turnover osseo dovrebbero fare parte degli esami routinari nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica. La valutazione dei markers di turnover osseo permette di identificare in una buona parte dei casi se ci si trova in una fase ad alto o basso turnover che potrebbe condizionare la scelta del trattamento. I markers ossei sono importantissimi inoltre nel monitoraggio del paziente. In alcuni casi i livelli dei markers di turnover osseo non è dirimente ed è ancora oggi necessario eseguire una biopsia ossea;
- gli autori suggeriscono un trattamento basato sui markers di turnover osseo: in chi presenta un turnover osseo normale o aumentato viene ritenuto preferibile un trattamento con inibitori del riassorbimento osseo (prediligendo denosumab sui bisfosfonati nei pazienti con filtrato glomerulare inferiore) mentre nei pazienti con basso turnover viene data indicazione all’uso di stimolatori della neoformazione.
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