Il neridronato somministrato per via intramuscolare da gli stessi effetti positivi della somministrazione endovenosa nel trattamento dell’algodistrofia.
I bisfosfonati hanno dimostrato di controllare sintomi e segni dell’algodistrofia o CRPS di tipo 1. In Italia dal 2015 l’unico farmaco con indicazione in scheda tecnica per questa patologia è il neridronato utilizzato al dosaggio di 400 mg in 4 somministrazioni per via endovenosa.
Il posizionamento del farmaco per via ev in fascia H comporta la necessità di effettuare la terapia in strutture ospedaliere. Tuttavia non tutti i professionisti che gestiscono la patologia hanno facilmente accesso a strutture infusionali e non tutti i pazienti sono in grado di recarsi agevolmente (anziani che devono essere accompagnati, disabilità temporanea legata alla CRPS stessa, lontananza logistica) negli ospedali, tra l’altro per più accessi consecutivi.
Il neridronato sarebbe disponibile anche in formulazione da 25 mg ad uso intramuscolare ma non era ancora stato dimostrato se a dosaggi equivalenti potesse determinare la stessa risposta clinica nella CRPS come nell’uso ev.
Lo studio multicentrico italiano, condotto tra l’altro da molti membri del G.I.B.I.S e pubblicato pochi giorni fa su Therapeutic Advances in Musculoskeletal Disease ha colmato questo gap dimostrando come sia possibile controllare segni e sintomi della malattia in maniera altrettanto efficace somministrando la stessa dose di farmaco (400 mg) ma con 16 iniezioni consecutive per via im da 25 mg. I risultati di questo studio hanno delle implicazioni pratiche molto rilevanti e potranno permettere una gestione più capillare sul territorio di una patologia più frequente di quanto spesso si pensi. Una volta recepito dall’ente regolatorio infatti sarà possibile trattare a domicilio i pazienti affetti da algodistrofia senza la necessità di accesso ospedaliero.
La pubblicazione di questo articolo rappresenta inoltre l’occasione per puntualizzare alcuni aspetti generali della malattia e della sua gestione (anche alla luce che la nuova formulazione verosimilmente amplierà il numero di soggetti prescrittori):
-la diagnosi della CRPS è di tipo clinico e caratterizzata da un dolore spropositato rispetto all’evento che lo ha scatenato associato spesso a sintomi quali allodinia, iperalgesia, alterazioni vasomotorie
-la CRPS tipo 1 colpisce le estremità (mani, piedi, polsi e caviglie). Le condizioni con riscontro di edema midollare osseo alla RMN in altri distretti non dovrebbero essere pertanto definite con questo termine
-è scatenato da eventi quali traumi, fratture ed interventi chirurgici, seppur in una certa percentuale dei casi non si riesca a riconoscere l’evento scatenante
-in una buona percentuale dei casi si risolve spontaneamente entro qualche settimana
-il trattamento con bisfosfonati è efficace nelle norme di CRPS di tipo 1 mentre non ne è indicato l’uso nelle forme di tipo 2
-l’efficacia del trattamento è maggiore se avviato precocemente
-anche la somministrazione im ed il dosaggio da 25 mg possono causare una cosiddetta reazione di fase acuta (febbre e artromialgie), tendenzialmente autolimitantesi o da trattare con sintomatici. E’ importante segnalare questa evenienza ai pazienti al fine di migliorarne l’aderenza al trattamento e, visto il momento epidemiologico in corso con la pandemia da COVID 19, evitare inutili allarmismi.
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