Il deficit vitaminico D è molto frequente e la supplementazione con vitamina D è ampiamente diffusa nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi.
Recenti metanalisi hanno messo in discussione il suo ruolo nel preservare la salute dell’osso. E’ tuttavia importante sottolineare che si tratta di studi che includono pazienti con livelli sierici di 25(OH)D al baseline normali; non è stato specificatamente indagato l’effetto della supplementazione vitaminica D in pazienti con deficit di vitamina D.
In molti studi randomizzati l’effetto della vitamina D sullo scheletro è stato indagato attraverso la valutazione dei markers di turnover osseo e della BMD areale (aMBD) mediante DEXA. Pochi studi hanno valutato il suo possibile ruolo sulla BMD volumetrica (vBMD), sulla microarchitettura ossea, sulla resistenza dell’osso.
In un recente studio è stato indagato l’effetto della supplementazione vitaminica D nel periodo invernale in donne sane in postmenopausa con un quadro di insufficienza vitaminica D e di iperparatiroidismo secondario, non solo mediante valutazione dei marcatori di turnover e della densità ossea, ma anche attraverso tecniche quali HRpQCT e scansioni QCT.
Dallo studio emerge che il trattamento con vitamina D migliora la resistenza ossea e lo spessore trabecolare nella tibia, la vBMD nella regione del trocantere e del collo femorale.
La supplementazione vitaminica D non sembra influenzare l’aBMD e i markers di turnover osseo. Quest’ultimo aspetto potrebbe suggerire un effetto diretto della vitamina D sulla salute dell’osso, non mediato dalla riduzione dei livelli di PTH. Tuttavia la ridotta dimensione del campione e la breve durata dello studio non permettono di trarre conclusioni definitive in questo specifico contesto.