Cambiare il menù nelle case di riposo può far ridurre in maniera rilevante il rischio di fratture (compresa quella di femore) e cadute negli anziani. E’ quanto emerge nello studio recentemente pubblicato su BMJ che ha l’originalità di aver randomizzato non i singoli ospiti ma gli istituti di accoglienza. Sono state selezionate 60 case di riposo per anziani perlopiù deambulanti e suddivise tra un gruppo attivo in cui veniva incrementato in tutti i residenti l’apporto di calcio e proteine con latticini (diversi a seconda del gradimento di ciascuno) e un gruppo di controllo in cui veniva mantenuto il menù abituale che garantiva circa 700 mg/die di calcio.
Già dopo 3 mesi è stata osservata una riduzione significativa del rischio di cadute e dopo 5 delle fratture osteoporotiche nel loro insieme e di quelle femorali nel particolare.
Questo dato è particolarmente rilevante se teniamo conto dell’età media di questi soggetti (86 + 2 anni) che già solo per l’anagrafe risultano ad alto rischio di frattura.
Molte sono però le riflessioni che si possono fare aldilà degli outcomes principali dello studio peraltro decisamente rilevanti.
E’ importante sottolineare come tutti i soggetti fossero normorepleti di vitamina D prima di avviare lo studio (valori medi nei due gruppi di 25OH vitamina D 72 nmol/L): questo significa che l’effetto evidenziato è frutto specifico dell’aumento dell’apporto di calcio e proteine.
Il secondo elemento utile nella pratica clinica quotidiana è che nel momento in cui suggeriamo ai nostri pazienti anziani di incrementare l’apporto di calcio dovremmo favorire l’utilizzo di latte e latticini (che aumentano parallelamente l’apporto di proteine) piuttosto che di altre fonti. Per favorire la compliance (forse uno dei problemi maggiori della supplementazione con composti farmaceutici) in questo studio l’anziano poteva scegliere l’alimento che preferiva per ottenere questo incremento. In un sottogruppo di pazienti è stata inoltre analizzata la quantità di cibo effettivamente assunta controllando i vassoi che venivano ritirati. La supervisione è stato uno dei metodi che ha permesso di ottimizzare la compliance all’intervento dietetico.
Alcuni dati molto interessanti emergono infine nel sottogruppo di anziani che ha effettuato anche indagini ematochimiche e densitometriche (comprendenti BMD e body composition).
Nei soggetti del gruppo attivo non sono state osservate variazioni di peso. Per contro nel gruppo di controllo si è registrata una riduzione di peso dovuta sia ad una perdita di massa magra a livello appendicolare che di massa grassa totale. La perdita della massa magra appendicolare è uno degli elementi che può concorrere in maniera più significativa all’aumentato rischio di caduta di questi anziani.
Dal punto di vista bioumorale e densitometrico inoltre nel gruppo con intake potenziato di calcio e proteine è stato osservato un incremento significativo dell’IGF-1 e della BMD a livello vertebrale. Negli anziani che invece hanno mantenuto il menù standard rispetto al gruppo attivo è stato evidenziato un incremento del CTX (+ 20%) e una perdita di massa ossea.
L’incremento dell’IGF-1 solo nel gruppo attivo e la perdita di massa muscolare appendicolare solo nei controlli confermano che è necessaria una certa quantità di proteine (almeno 1-1,5 g/kg di peso/die) per prevenire il catabolismo muscolare e preservare la massa muscolare stessa soprattutto nei soggetti più fragili.
Dall’altra parte l’incremento del riassorbimento osseo e la perdita speculare di massa ossea osservati nei controlli spiegano anche perché questi soggetti siano andati incontro ad un numero maggiore di eventi fratturativi.
Pur considerando i limiti dello studio (la compliance e le indagini ematochimiche/strumentali sono state eseguite solo in una parte della popolazione considerata) penso sia importante ricordare come l’incremento di cibi ricchi di calcio e proteine rappresentino un intervento di comunità facilmente realizzabile, a basso costo, sicuro ma che può garantire ottimi risultati soprattutto negli anziani in casa di riposo che spesso sono sottonutriti o malnutriti.
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