Bouxsein ML, Eastell R, Lui LY et al., J Bone Miner Res 2019; 34(4): 632-642

BACKGROUND: Metanalisi di studi sull’osteoporosi condotte oltre 15 anni fa riportano come l’incremento della BMD si associ alla riduzione delle fratture vertebrali e non vertebrali. Da allora sono stati condotti numerosi lavori, che analizzano nuovi approcci terapeutici con differenti meccanismi d’azione e che includono un maggior numero di soggetti. Al fine di estendere queste precedenti osservazioni, è stata condotta una meta-regressione di 38 trials controllati con placebo di 19 agenti terapeutici con l’obiettivo di valutare l’associazione tra il miglioramento della BMD e la riduzione del rischio di frattura.

METODI: E’ stato utilizzato un modello lineare per analizzare la relazione tra la differenza percentuale media nella variazione della BMD tra gruppo in trattamento e gruppo placebo e il logaritmo del rischio relativo.

RISULTATI: E’ stato osservato che incrementi maggiori della BMD si associano a riduzioni maggiori del rischio di frattura vertebrale e femorale, ma non delle fratture non vertebrali. Per la frattura vertebrale, i valori r2per la variazione della BMD del femore totale, del collo del femore e del rachide lombare sono risultati 0.56, 0.54 e 0.63, rispettivamente (p≤0.0002). Per un aumento del 2% o del 6% della BMD del femore totale, ci si può attendere una riduzione rispettivamente del 28% o del 66% nel rischio di fratture vertebrali. Per la frattura femorale, i valori r2per la variazione della BMD del femore totale, del collo del femore e del rachide lombare sono risultati 0.48 (p=0.01), 0.42 (p=0.02) e 0.22 (ns), rispettivamente. Per un aumento del 2% o del 6% della BMD del femore totale, ci si può aspettare una riduzione rispettivamente del 16% o del 40% nel rischio di fratture femorali.

CONCLUSIONE: I risultati dello studio estendono le osservazioni precedenti. Maggiori sono gli incrementi in termini di BMD misurata tramite metodica DXA più significativa è la riduzione del rischio di frattura, in particolare per le fratture vertebrali e femorali. Sebbene questi risultati non possano essere direttamente applicati a predire l’efficacia del trattamento nel singolo paziente, forniscono convincenti evidenze sul fatto che l’aumento della BMD con le terapie per l’osteoporosi possa rappresentare un utile endpoint surrogato per frattura nei trials con nuovi agenti terapeutici.

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