Stuart H. Ralston, Bone Sept 2020
ABSTRACT
Il primo uso clinico dei bisfosfonati è stato nel morbo di Paget osseo (PDB) quando si scoprì che l’etidronato disodico era efficace nel sopprimere l’attività metabolica di malattia. Successivamente, il PDB divenne campo di studio di diversi bisfosfonati usando la fosfatasi alcalina (ALP) come outcome primario misurato dai trial clinici. I bisfosfonati sono ora considerati il trattamento di scelta per il PDB dal momento che sono altamente efficaci nel sopprimere l’elevazione del turnover osseo caratteristico della malattia. Studi di breve durata hanno mostrato che il trattamento con alendronato e risedronato può promuovere la formazione di osseo lamellare nei siti affetti e migliorare l’aspetto radiologico in alcuni pazienti. I bisfosfonati hanno dimostrato di ridurre il dolore osseo nel PDB e tra i bisfosfonati, l’acido zoledronico (ZA) è quello che con più probabilità garantisce un controllo sintomatologico. Molti pazienti con PDB non hanno dolore seppure in presenza di aumentato rimodellamento osseo e il motivo di ciò merita ulteriori ricerche. L’effetto dei bisfosfonati su complicanze del PDB come la deformità, le fratture patologiche e la sordità non è stato adeguatamente studiato negli studi perché spesso di breve durata e non includenti queste informazioni rilevanti. Gli studi PRISM e PRISM-EZ hanno valutato l’effetto a lungo termine dei bisfosfonati in pazienti con PDB nota usando una strategia treat-to-target e hanno mostrato che la strategia intensiva mirata alla normalizzazione dell’ALP non era più efficace nel prevenire le complicanze del PDB di una strategia basata sui sintomi. Nello studio ZiPP (Zoledronate in the prevention of Paget disease), che è attualmente in corso, mira a valutare se l’intervento precoce con questo potente bisfosfonato possa essere efficace nel prevenire la progressione di malattia in unione con alcuni marcatori genetici.